Il Comune

Patto d'amicizia Livorno

Stampa la pagina

Patto di amicizia dei Comuni di Terre di Pedemonte e Centovalli con il Comune di Livorno

 

Programma dettagliato della manifestazione

Patto d'amicizia

Discorso del Sindaco Fabrizio Garbani Nerini (13.05.2017)

 

Caro Sindaco di Livorno Filippo Nogarin, cari membri della delegazione ospite, cari colleghi dei Municipi di Centovalli e Terre di Pedemonte, e tutti i presenti,

 

sono lieto che possiamo ospitare la delegazione livornese nelle nostre Terre, a compimento del percorso di sottoscrizione del Patto d’Amicizia iniziato con la nostra visita a Livorno del febbraio 2016.

 

Vorrei ricordare ai presenti alcune tappe della nostro soggiorno del 2016 durato 3 giorni: la visita guidata al teatro Goldoni ed il concerto serale nello stesso teatro, la visita al Museo Fattori che ospita soprattutto opere di artisti italiani dell’ ottocento, la visita al Santuario della Madonna di Montenero a cui molti Fedeli dei nostri villaggi furono e sono tuttora devoti, la visita alla Fortezza Vecchia ed infine il pranzo presso il Circolo Svizzero di Livorno e Pisa preparato con dedizione dai membri del circolo (solo gli Svizzeri possono associare in un unico circolo Pisa e Livorno, perché sono città con una proverbiale rivalità storica).

C’è poi stato il sentito momento ufficiale di sottoscrizione del patto nella sala delle Cerimonie, che andiamo a ripetere questa sera. Sul sito internet del Comune sono visibili i discorsi e le foto del 2016.

Per quel piacevole soggiorno un grazie particolare va alla Vice Sindaco Stella Sorgente che ci ha accompagnati instancabilmente. Abbiamo molto apprezzato la facilità di contatto e l’atteggiamento informale assunto dalle autorità livornesi in quell’occasione, che molto si avvicina al nostro modo locale di vivere l’impegno politico, senza rigidi formalismi o distacco istituzionale.

 

La delegazione livornese è giunta qui venerdì e in questi due giorni è stata accompagnata da rappresentanti dei nostri Comuni alla scoperta del nostro territorio e della nostra storia. Attraverso incontri e visite, alla delegazione sono state presentate alcune delle numerose testimonianze storiche che ci ricordano tutt'oggi il legame che ha unito le nostre terre a Livorno nel passato.

 

Un viaggio di Livornesi verso Terre di Pedemonte e Centovalli è certamente una rarità storica, per cui vi ringrazio davvero tanto per la vostra presenza.

 

Infatti, il viaggio dal Ticino a Livorno venne fatto nei secoli scorsi da moltissime persone, quando le nostre Terre erano i luoghi di una povera agricoltura di sussistenza, e Livorno, operosa Città marinara di commerci, era divenuta una meta di speranza per trovare lavoro e sfuggire alla miseria; ma il viaggio inverso da Livorno verso le nostre Terre era solitamente fatto solo da migranti di ritorno.

Il dizionario storico della Svizzera ci ricorda ad esempio che anche lo scrittore e Poeta Carlo Zanda, nato a Livorno nel 1881, era – cito – “tornato a Verscio in seguito alla liquidazione dell'impresa di import export dovuta alla crisi economica mondiale (1932)”.

Oppure un testamento di inizio anni ’20, gentilmente messo a disposizione da un concittadino che ringrazio, ci dice che una persona residente a Verscio, ricoverata in Ospedale a Locarno e in precedenza residente a Livorno lasciava - cito  - “a mio nipote il mobigliare della mia casa a Livorno, tranne la biancheria che dovrà essere divisa in parti uguali tra le due sorelle” e ancora che “la mia libbreria in Livorno verrà inviata a comodo della scuola di Verscio che potrà servire per studio alla gioventù di buona volontà” e ancora “lasciate lire 250 all’ospedale di Locarno, lire 150 all’ospedale di Livorno per tre letti da chiamarsi Elvezia, Ticino e Verscio, e lire 150 alla società svizzera di beneficienza in Livorno”.

 

Nella seconda metà del 20° secolo il nostro Canton Ticino ha iniziato a vivere un boom economico senza precedenti, e da Cantone di emigrazione siamo divenuti Cantone d’immigrazione. Inevitabilmente la cessazione di flussi migratori ha rarefatto i contatti tra le due Comunità, quindi ci fa particolare piacere che le due visite per il Patto d’amicizia e alcune recenti pubblicazioni storiche abbiano ravvivato questa importante componente della nostra storia.

 

Sarebbe bello immaginare di dare una certa continuità a questi momenti simbolici legati alla stipulazione del Patto d’amicizia, ma non sarà certo facile, perché le esigenze e competenze di un’importante Città italiana e di due piccoli Comuni della Svizzera Italiana sono assai diverse e ne deriva un oggettivo scarso bisogno di contatti istituzionali frequenti. Vedremo se con la buona volontà riusciremo nell’intento.

A mio modo di vedere sarebbe anche la società civile a doversi attivare per rendere visibile il Patto d’amicizia, con degli eventi a scadenza più o meno ricorrente. In modo molto istintivo potrei ad esempio citare un’ipotetica creazione delle “settimane gastronomiche livornesi” da parte degli innumerevoli esercizi pubblici di qualità che hanno sede nei nostri Comuni Centovalli e TdP, in cui proporre specialità come il Cacciucco o il punch alla livornese che noi abbiamo gustato durante la vostra visita del 2016. Oppure sperare che qualche associazione ricreativa organizzi periodicamente dei week-end turistici in torpedone a Livorno per i nostri cittadini domiciliati, eccetera.

 

Infine, e l’ho già detto a Livorno, ci terrei che questo Patto d’Amicizia fosse anche, nel suo piccolo, un simbolico e locale passo di speranza verso relazioni più serene tra il Canton Ticino e l’ Italia, che negli ultimi anni non sono sempre state facili. Il forte incremento di lavoratori frontalieri italiani occupati in Ticino, non più solo come tradizionale apporto essenziale nei settori dell’edilizia e dell’artigianato, ma anche nel settore terziario, dove non si possono negare i casi di sostituzione di manodopera indigena con manodopera frontaliera a più basso costo, causa tensioni sociali, paure e chiusure su se stessi. Si potrebbe aprire un lungo dibattito a sapere se il problema dell’abbassamento dei salari sia imputabile a chi li accetta o piuttosto a coloro che li pagano, ma non è questa la sede per approfondire questo delicato tema. Di certo vi è che, senza spirito d’apertura, tanti ticinesi non avrebbero potuto essere attivi a Livorno nei secoli scorsi sottraendosi alla povertà più assoluta, speriamo dunque che lo spirito d’apertura possa prevalere anche in futuro, fermo restando che ciò avvenga a beneficio di tutte le classi sociali.

 

Concludo ringraziando in particolare Maricarmen e Mattia per lo sforzo organizzativo. Maricarmen in qualità di capodicastero cultura, Mattia in qualità di responsabile dell'Antenna ERS per le Centovalli ed il Pedemonte. Infatti forse non tutti sanno che il Museo Centovalli e Pedemonte di Intragna esercita, su mandato, anche la funzione di antenna locale dell ‘ERS, allo scopo di aiutare i nostri due Comuni nel gestire progetti che li riguardano entrambi. L’Antenna é anche a disposizione per dare consigli a privati che intendono sviluppare piccoli progetti imprenditoriali che potrebbero beneficiare dei fondi di promovimento regionale erogati dall’ERS e co-finanziati dal Cantone.

 

Grazie per l’attenzione, auguro una buona serata a tutti e buona festa della mamma a tutte le mamme presenti.

Discorso del Sindaco Ottavio Guerra (13.05.2017)

 

Caro Onorevole Sindaco di Livorno Filippo Nogarin e cari membri della delegazione ospite, Caro Sindaco Fabrizio Garbani Nerini, cari colleghi dei municipi di Centovalli e TdP, Autorità cantonali, comunali, patriziali e parrocchiali e tutti i presenti.

Innanzitutto un grazie di cuore alla delegazione Livornese per la loro presenza. Oggi siamo qui a suggellare ufficialmente in Terra Elvetica il Patto di amicizia con la Città di Livorno. Un’iniziativa proposta e promossa inizialmente dal mio predecessore onorevole Giorgio Pellanda, che, per il suo interesse e la sua vicinanza alla cultura italiana e alla nostra Storia, aveva partecipato alcuni anni orsono ad un convegno a Firenze sul ricco patrimonio artistico lasciato dai nostri conterranei in Toscana. In seguito, grazie a questi primi contatti e alle iniziative editoriali di Ticino Management, siamo poi giunti a riscoprire e a rinverdire questo importante periodo storico.

Con la Città di Livorno i legami storici con le Centovalli si possono definire più prettamente economici che artistici.

In questo contesto si inseriscono due intraprendenti emigranti che lavoravano a Firenze. Era il 1631: Filippo Mazzi di Palagnedra (magazziniere del Granduca) e Jacopo Tosetti di Rasa (facchino a Palazzo Pitti a Firenze anche lui alla corte del Granduca De-Medici). I due nostri concittadini compresero la necessità di nuovi facchini presso il porto di Livorno, la cui attività cresceva freneticamente. Il porto di Livorno con la sua frenetica attività contribuì ad espandere anche la città. Servivano a quei tempi nuovi facchini.

I due convallerani chiesero al Granduca di diventare reclutatori di nuovi facchini. Prendevano dei loro convallerani, li ingaggiavano a Firenze oppure li chiamavano dal Paese (le Centovalli).

Mazzi e Tosetti ottennero il privilegio di diventare i reclutatori ufficiali, dovevano fornire 50 facchini all' anno.

Come succede ancora oggi, quando si cerca personale di fiducia, si “guarda innanzitutto in casa propria”. Così in questo modo molti convalligiani approdarono dalle Centovalli nella grande città. I Medici, memori della loro affidabilità, mantennero l'esclusiva sul servizio di facchinaggio del porto fino al 1847. In seguito fu un vero e proprio “48” e l’emigrazione ticinese approdò verso altre mete. Il lavoro era molto duro ma sicuro, ciò che ha permesso ai centovallini di mantenere le loro famiglie in patria creando una sorta di trait d'union fra la città labronica e il Ticino, introducendo nel proprio Cantone usi e costumi toscani.

Le comunità di questi villaggi hanno nel tempo beneficiato delle cospicue elargizioni per opere pubbliche, provenienti da questi lavoratori che compaiono sotto la sigla B.D.L. Benefattori di Livorno, tutt'ora riscontrabili.

Fatti storici che ciclicamente si ripetono, emigrazione ticinese verso l’Italia un tempo, emigrazione italiana oggi verso il Ticino. Evitando gli eccessi, sia di chiusura sia di apertura, se correttamente gestiti e calibrati questi flussi di persone, come in passato, possono portare dei benefici per tutti, sia economici sia culturali.

C’è da augurarsi che per i centovallini la Toscana non rimanga una semplice meta per buongustai e cultori d’arte, ma la si riconosca anche come una sorta di “America” dei nostri antenati. D’altro canto, vi è da sperare che i livornesi scoprano le Centovalli e le Terre di Pedemonte come una vallata alpina da percorrere, andando al di là dei clichés sulla Svizzera “solo cioccolata e orologi”.

Anche il sottoscritto ringrazia il curatore del museo Mattia Dellagana e la collega capodicastero cultura di TdP Maricarmen Losa per il loro impegno e per le energie profuse nell’ambito organizzativo e a tutti i collaboratori.

Termino augurando a tutti una buona serata in allegria.

 

Ottavio Guerra, sindaco di Centovalli

Terre di Pedemonte e Centovalli. Sottoscritto il Patto di Amicizia con la città di Livorno

 

Livorno. Da giovedì 11 a sabato 13 febbraio, una delegazione dei comuni di Centovalli e di Terre di Pedemonte ha soggiornato a Livorno per la sottoscrizione di un Patto di Amicizia in memoria degli storici rapporti che li uniscono da secoli alla città toscana.

 

Il legame tra gli Svizzeri e Livorno nasceinfatti già a fine Cinquecentocon l’emanazione delle Leggi Livorninevolute dal granduca Ferdinando I de’ Medici. I contenuti avanguardistici di tolleranza etnica e religiosa di queste leggi richiamarono genti dalle parti più disparate d’Europa, contribuendo così al popolamento della neonata città portuale, sbocco al mare Mediterraneo del Granducato di Toscana. In questo favorevole contesto,i Ticinesi provenienti dalle Terre di Pedemonte e dalle Centovalli ottennero dai granduchi, dal 1631 fino al 1847, l’esclusiva del servizio di facchinaggio del porto, fulcro pulsante della città e motore della sua prorompente espansione.

Nel corso dei secoli, la presenza di nostri antenati fu costante e contribuì allo sviluppo della città così come a quello dei due comuni del Locarnese dove, grazie agli emigranti di ritorno, furono commissionate, finanziate e costruite numerose opere pubbliche e religiose. Il fenomeno migratorio non ebbe però un risvoltosolo in termini materiali. Attraverso i suoi emigranti, le nostre terre furono in contatto con modi di vita e valori di una grande città aperta sul mondo e che, grazie alle sue particolari leggi e al porto, avevaacquisito un forte carattere cosmopolita e multiculturale. Lo sviluppo della nostra regionenei secoli, in termini sociali, economici e culturali così comelinguistici e devozionali, beneficiò in maniera notevole di questa influenza. Attraverso il Patto di Amicizia, i nostri comuni hanno così reso concreto il proprio desiderio di riscoprire e condividere un aspetto importante della loro storia.

 

Alla delegazione, accolta con grande senso dell’ospitalità, è stato riservato un ricco programma d’incontri e visite volto ad approfondire la reciproca conoscenza e dare avvio a dei rinnovati rapporti di amicizia e di scambio in ambito culturale e turistico. Tra le varie attività svolte, spiccano l’invito ad assistere al Concerto di Carnevale al rinomato Teatro Goldoni e le visite al Museo Civico Giovanni Fattori, al Santuario della Madonna di Montenero e alla Fortezza Vecchia nelle vicinanze del Porto Mediceo.

           

Momento clou del soggiorno è stata la cerimonia di sottoscrizione del Patto di Amicizia nella Sala delle Cerimonie di Palazzo Comunale alla presenza dell’assessore alle Culture Serafino Fasulo e della vicesindaco di Livorno Stella Sorgente, la quale ha sottolineato nel suo intervento l’importante contributo dato dai nostri emigranti allo sviluppo della città. Il sindaco di Terre di Pedemonte Fabrizio Garbani Nerini, rileggendo alcuni passi di antiche lettere d’emigranti, ha ricordatonel proprio discorso la dimensione umana del fenomeno migratorio presentandoalcune tipiche e significative caratteristiche delle storie degli genti che partivano dalle nostre terre: la nostalgia di casa, le questioni finanziarie, il timore di perdere la salute e l’incertezza del domani.Il sindaco di Centovalli Giorgio Pellanda ha, dal canto suo, portato il saluto del Presidente del Gran Consiglio Luca Pagani e sottolineato l’importanza di far conoscere alle odierne e future generazioni la storia del nostro territorio e degli uomini e donne che per secoli si sono fatti apprezzare per l’impegno, il sacrificio e l’affidabilità nel lavoro (i testi completi degli interventi dei sindaci si trovano sui siti web dei due comuni). 

 

Il comune di Terre di Pedemonte, rappresentato oltre che dal sindaco Fabrizio Garbani Nerini, anche dal vicesindaco Bruno Caverzasio e dalla municipale capodicastero cultura Maricarmen Losa, ha espresso la propria riconoscenza per l’accoglienza ricevuta donando alla città di Livorno un quadro dell’artista tegnese Carlo Mazzi, gentilmente offerto dalla figlia Silvia Mazzi-Mina. Ugualmente molto apprezzato lo splendido zircone estratto dalle rocce tra Palagnedra e Rasa dal ricercatore Fabio Girlanda e donato alle autorità livornesi dalla delegazione del comune di Centovalli, composta dal sindaco Giorgio Pellanda, dal vicesindaco Ottavio Guerra e dal municipale Roberto Fantoni.

Il soggiorno si è concluso con un buffet preparato e offerto dai membri volontari dal Circolo Svizzero di Livorno e di Pisache hanno gentilmente accolto la delegazione nella loro sede. Per contraccambiare l’ospitalità ricevuta e consolidare la rinnovata amicizia, tra alcuni mesi, i comuni di Terre di Pedemonte e Centovalli riceverannola visita di una rappresentanza livornese.

 

Scarica documento Patto d'amicizia

PATTO DI AMICIZIA 12 FEBBRAIO 2016
tra i comuni di Centovalli, Terre di Pedemonte e Livorno.

"A tutti voi, mercanti di qualsivoglia nazione, Levantini, Ponentini, Spagnoli, Portoghesi, Greci, Tedeschi, Italiani, Ebrei, Turchi, Mori, Armeni, Persiani ed altri salute... concediamo... reale, libero e amplissimo salvacondotto e libera facoltà che possiate venire, stare, trafficare, passare e abitare con le famiglie e, senza partire, tornare e negoziare nella città di Pisa e terra di Livorno...".

Questo recitava il testo delle Leggi Livornine emanate dal granduca Ferdinando I de' Medici nel 1593, che decise di dotare il Granducato di Toscana di un proprio porto dando vita a una città ideale tipica del Rinascimento, con grandi piazze e percorsa da canali navigabili, la cui ciclopica impresa di costruzione di mura, canali, ponti e piazze, dette inizio a un'immigrazione di lavoratori e tecnici verso Livorno.

Quasi come una svizzera di quei tempi, ai livornesi era permesso parlare qualsiasi lingua e per la neutralità che vantava, nel porto entravano navi di qualsiasi provenienza e bandiera e tra i privilegi più significativi vi era la concessione della più completa libertà di culto, di lingua, di commercio e la possibilità per ogni gruppo di darsi una propria organizzazione, portando Livorno ad essere il più prospero porto del Mediterraneo.
Richiamate da tanta tolleranza, i diversi popoli arrivarono a Livorno, e la città si popolò di genti diverse per religione, lingua, costumi, in un'atmosfera di cosmopolitismo interculturale ed interreligioso, unica nell'Europa del tempo.

I Medici, che avevano gia sperimentato la lealtà e la bravura di personale proveniente dal Ticino, non esitarono a servirsene anche a Livorno, affidando loro nel 1631 l'esclusiva del servizio di facchinaggio al porto di Livorno che manterranno ininterrottamente per oltre due secoli fino al 1847, dando dimostrazione della affidabilità "svizzera" nello svolgimento del loro lavoro, tanto umile quanto fondamentale, direi vitale, per lo sviluppo della città.

Dalle valli sopra Locarno, in particolare dai comuni di Centovalli, Terre di Pedemonte e Ronco sopra Ascona, proveniva questo personale che conduceva una vita monacale, essendo costretto a dimorare nella dogana e non avendo possibilità di portare con se i propri familiari. Dal lavoro di queste persone, le comunità dei loro villaggi hanno nel tempo beneficiato di cospicue elargizioni per opere pubbliche, comparendo sotto la sigla B.D.L. Benefattori di Livorno, tutt'ora riscontrabili, nello spirito di una grande solidarietà.

Questi nostri concittadini si imbarcavano navigando il lago maggiore per proseguire a piedi fino a Genova e, da lì, nuovamente imbarcarsi per Livorno, per un viaggio della durata di otto giorni.

Posso qundi affermare senza tema di smentita che i primi "portuali" a Livorno sono stati i ticinesi che, quotidianamente, svolgevano la loro attività nel porto mediceo nucleo fondativo di Livorno compreso tra il fanale, la torre del Marzocco e la Fortezza Vecchia tanto che, la via San Giovanni, che unisce la camera di commercio alla Fortezza Vecchia , era riconosciuta come la via dei Pedemontesi.

Una successiva immigrazione, ottocentesca, proveniente dal Canton Grigioni e dai cantoni tedeschi e francesi confluì nella congregazione della nazione olandese-alemanna che rappresentava la confessione riformata. Portò banchieri, commercianti, assicuratori, con ciò contribuendo a un ulteriore sviluppo della città di Livorno, finanziando tra l'altro la ferrovia Leopolda, la prima in Toscana. La presenza degli svizzeri a Livorno è stata molto rilevante fino all'avvento del fascismo, tanto che ricoprirono incarichi di rilievo in qualità di consoli e Governatori della Camera di Commercio. Questa importanza è rappresentata dalla nascita a Livorno nel 1831 della Società Svizzera di Soccorso, tutt'oggi attiva, di cui saluto la presidente Margherita Wassmuth e del Circolo Svizzero, di cui saluto la presidente Marie Jeanne Borrelli.

Nella riscoperta delle proprie origini e dei popoli che l'hanno costituita e da cui discendiamo, Livorno è felice di sottoscrivere questo patto di amicizia tra i comuni di Centovalli e Terra di Pedemonte, il cui mito è nella memoria delle persone e delle molte famiglie di questi villaggi.
Questa sottoscrizione vuole essere l'inizio di un fecondo scambio culturale e un percorso di riscoperta, già intrapreso nell'estate 2015 con la mostra di immagini fotografiche del Ticino esposte alla fortezza vecchia in cui, in occasione della festa nazionale svizzera del 1 agosto, abbiamo proiettato sulle mura della Fortezza le bandiere confederali citando la data del giuramento del Grütli.

Riconoscendovi portatori dei valori di affidabilità, serietà e, laica e democratica convivenza civile fondamento del reciproco rispetto e del senso civico, dopo 385 anni da quel 1631 in cui abbiamo avuto iniziale contatto, la mia ambizione nel ruolo di amministratrice come vicesindaco della città, è quella di infondere questi valori da cui Livorno sicuramente trarrà beneficio, innescando un processo di mutazione culturale perchè Livorno cominci, oggi, a preparare il proprio nuovo futuro.

La Vice Sindaco di Livorno
Stella Sorgente

************************

 

signora Stella Sorgente, vice-sindaco di Livorno, signor Serafino Fasulo, assessore alla Cultura, Gentili Signore ed Egregi signori presenti,

 

sono molto contento che l’idea del Patto d’amicizia possa finalmente concretizzarsi. Un’idea che parte da lontano, e che segue l’incontro del 26.11.2014 di una delegazione ticinese con autorità e studiosi di Livorno alla quale io non ho potuto partecipare. Personalmente questa é la mia prima volta a Livorno e ne sono assai lieto. Negli scorsi giorni alcuni concittadini mi hanno chiesto se avesse ancora senso, nel XXI secolo, compiere un atto formale a ricordo delle antiche emigrazioni dalle nostre Terre a Livorno. Ho serenamente risposto di sì, perché molte famiglie originarie delle Terre di Pedemonte e che ancora vi vivono, hanno avuto nella loro storia degli avi emigrati a Livorno o in altre località toscane.

 

Saputo di questa nostra visita, anche mio padre ha cercato tra alcuni antichi documenti di famiglia, per lo più lettere manoscritte, qualche testimonianza diretta di nostri avi, a ulteriore dimostrazione che ogni famiglia radicata nelle Terre di Pedemonte ha avuto a che fare con la Città di Livorno. Mi permetto di leggervene due brevi passi, perché contengono alcune tipiche e significative caratteristiche delle storie degli emigranti: la nostalgia di casa, le questioni finanziarie, il timore di perdere la salute e l’incertezza del domani.

 

La prima, datata Livorno, 22 febbraio 1852, indirizzata da un certo Secondo alla propria zia Giuditta di Cavigliano:

 

Zia carissima

Sono non ancora quattro settimane dacché io partii dalla me sempre amata Patria e da persone a me care, queste quattro settimane senza esagerare sembrano a me quattro lustri. Prima quando io fui a casa, e benché fosser già nove anni ch’io n’ero lungi, mi pareva tanto più corto quel tempo che il presente parmi. È forza ch’io ne convenga che il più bel paese, che dei paesi al mondo sia, è il proprio credetemi! E avrò sempre nella mente fisso il pensiero di ritornare al più presto che mi sarà permesso dalle mie circostanze. Il presente scritto vi sovvenga l’affezione che porto tanto a voi e mi faccia perdonare se nella mia ultima presenza avessi mancato involontariamente in cosa qualunque, nel mentre di cuore vi saluto.

 

La seconda datata  Livorno, 8 agosto 1854, indirizzata da Antonio Mazza al cugino Primo Selna di Cavigliano (che era il nonno della mia nonna):

 

Carissimo cugino

Sono a pregarvi di farmi un favore, se vorresti fare per mio conto l’ acquisto di un pezzo di terreno coltivato a giardino. In quanto al prezzo fate voi ciò che credete sarà ben fatto, mi darete debito delle spese. Perdonate la libertà che mi sono preso, non posso fare altro che offrirvi la mia debole servitù, se vi posso essere utile non avete che comandarmi.

Poi cambia improvvisamente tema e scrive:

Colera, dal principio della malattia a tutto ieri sono successi  66 casi: 45 morti, 17 in cura 4 guariti.

Noi tutti di casa si sta allegramente. Vostro fratello e sorella godono perfetta salute.

Gradite i miei distinti saluti unito a vostra famiglia e mia.

E un post scriptum:

Quelli di nostri 3 paesi che sono in Livorno sono tutti vivi, non si teme del colera, per ora non sono intenzionati morire.

 

E non lo siamo neppure noi oggi, mi verrebbe da aggiungere!

 

Spesso è nella Fede che i legami si sono manifestati: rappresentazioni della Madonna di Montenero, donazioni, opere religiose con l’acronimo B.D.L,  compagnie sacre fondate dagli emigrati, eccetera. Non più tardi di due settimane or sono nella chiesa parrocchiale di Verscio si è proprio tenuta la locale ricorrenza annuale della Madonna di Montenero con la benedizione del sale e l’esposizione di un dipinto ottocentesco appena restaurato.

 

Oggi i nostri tre villaggi di Tegna, Verscio e Cavigliano sono una sorta di zona residenziale periurbana, immersa nel verde, del comprensorio urbano della Città di Locarno, da cui distiamo 10 km. Molte nuove famiglie si sono insediate negli anni più recenti, e questo patto d’amicizia può e vuole essere un modo per far conoscere anche a loro un po’ più di storia dei nostri luoghi e della nostra gente.

 

In questo Patto d’Amicizia trovo molto stimolante la diversità che contraddistingue gli attori che vanno a siglarlo: da un lato due piccoli Comuni del Canton Ticino, oggi tipicamente a vocazione residenziale primaria e turistica, con un passato agricolo, circondati da montagne e prossimi al Lago Maggiore, e che contano poche migliaia d’abitanti; dall’altro un’operosa Città portuale toscana di oltre 160'000 abitanti affacciata sul Mare. Da un lato le istituzioni politiche non professionali basate principalmente sul volontariato tipico dei piccoli enti comunali ticinesi, dall’altro l’amministrazione professionale di un importante centro urbano. È certamente molto interessante che queste realtà diverse, appartenenti anche a due nazioni diverse, vogliano parlarsi da vicino. Ed inevitabile che il patto d’amicizia sia incentrato su aspetti culturali e turistici, perché bisogna realisticamente riconoscere che solo in questi settori si può ambire ad avere degli scambi fecondi. La dimensione dei nostri due Comuni ticinesi e l’ordinamento istituzionale del Canton Ticino, che lascia ai Comuni un’autonomia residua abbastanza limitata, non permettono di andare oltre. La mia speranza è che questo patto non rimanga un bell’atto fine a se stesso, ma che porti a delle iniziative concrete, ad esempio da parte dei rispettivi uffici del turismo. Sta a noi stimolare gli addetti ai lavori in tal senso.

 

In questi ultimissimi anni i rapporti tra il Canton Ticino e l’Italia non sono stati, dal profilo politico, dei migliori: alcuni contenziosi di natura fiscale e gli oltre 60'000 lavoratori frontalieri italiani che ogni giorno entrano a lavorare in Ticino (dove risiedono poco meno di 350'000 abitanti) hanno portato delle tensioni anche a causa della pressione al ribasso sui salari.

Voglia in qualche modo questo Patto d’amicizia, nel suo piccolo, aiutare simbolicamente a rinsaldare i legami tra le popolazioni del Ticino e della vicina Italia, senza dimenticare che molti lavoratori ticinesi del passato sarebbero morti di fame se non fossero stati accolti in Toscana, ed in particolare a Livrono, città cosmopolita ed aperta a chiunque la volesse raggiungere con buone intenzioni e voglia di lavorare.

 

Ringrazio vivamente il Comune di Livorno per l’ospitalità, nonché Mattia Dellagana Responsabile del Museo delle Centovalli e Pedemonte e la collega Maricarmen Losa responsabile del dicastero cultura del nostro Comune di Terre di Pedemonte per l’importante contributo all’organizzazione di questo evento.

 

Nella speranza di potere accogliere una delegazione livornese nella nostre Terre nel prossimo futuro vi ringrazio per l’attenzione.

 

 

Il Sindaco del Comune di Terre di Pedemonte

Fabrizio Garbani Nerini

 

 

************************

 

 

 

Intervento del sindaco di Centovalli Giorgio Pellanda alla cerimonia del Patto di amicizia con la città di Livorno.

 

Giorgio Pellanda, sindaco di Centovalli , quale deputato al Gran Consiglio ha portato il deferente saluto del Presidente del Parlamento   Luca Pagani.

Come sindaco di Centovalli si è detto orgoglioso e  onorato di poter evidenziare l’importanza storica dei nostri antenati che nei secoli si sono fatti apprezzare a Livorno per la generosità e l’affidabilità nella gestione del porto: gente onesta, insomma che si è fatta strada con impegno.

 

Pellanda ha pure sottolineato l’importanza di far conoscere alle odierne e future generazioni la nostra storia: queste conoscenze, questi richiami al passato devono passare nelle nostre scuole affinchè i bambini sappiano delle loro radici. E questo Patto di amicizia è davvero uno stimolo per tutti.

 

Il sindaco ha evidenziato il tema della solidarietà fra le due realtà, certamente facilitata dallo spirito di accoglienza che la Toscana ha sempre privilegiato per facilitare l’integrazione; si tratta di un  valore indispensabili che deve valere ancora oggi.

Pellanda ha poi voluto far presente che la vita dell’emigrante non è stato solo spirito di avventura ma è stata anche sofferenza e dolore per chi doveva lasciare gli affetti, la mamma, le mogli e i figli.

Prove talvolta durissime ma necessarie.

 

A nome del Comune ha poi consegnato alle autorità di Livorno uno splendido zircone, un minerale  estratto dalle rocce fra Palagnedra e Rasa da parte del ricercatore Fabio Girlanda.