PATTO DI AMICIZIA 12 FEBBRAIO 2016 tra i comuni di Centovalli, Terre di Pedemonte e Livorno.
"A tutti voi, mercanti di qualsivoglia nazione, Levantini, Ponentini, Spagnoli, Portoghesi, Greci, Tedeschi, Italiani, Ebrei, Turchi, Mori, Armeni, Persiani ed altri salute... concediamo... reale, libero e amplissimo salvacondotto e libera facoltà che possiate venire, stare, trafficare, passare e abitare con le famiglie e, senza partire, tornare e negoziare nella città di Pisa e terra di Livorno...".
Questo recitava il testo delle Leggi Livornine emanate dal granduca Ferdinando I de' Medici nel 1593, che decise di dotare il Granducato di Toscana di un proprio porto dando vita a una città ideale tipica del Rinascimento, con grandi piazze e percorsa da canali navigabili, la cui ciclopica impresa di costruzione di mura, canali, ponti e piazze, dette inizio a un'immigrazione di lavoratori e tecnici verso Livorno.
Quasi come una svizzera di quei tempi, ai livornesi era permesso parlare qualsiasi lingua e per la neutralità che vantava, nel porto entravano navi di qualsiasi provenienza e bandiera e tra i privilegi più significativi vi era la concessione della più completa libertà di culto, di lingua, di commercio e la possibilità per ogni gruppo di darsi una propria organizzazione, portando Livorno ad essere il più prospero porto del Mediterraneo. Richiamate da tanta tolleranza, i diversi popoli arrivarono a Livorno, e la città si popolò di genti diverse per religione, lingua, costumi, in un'atmosfera di cosmopolitismo interculturale ed interreligioso, unica nell'Europa del tempo.
I Medici, che avevano gia sperimentato la lealtà e la bravura di personale proveniente dal Ticino, non esitarono a servirsene anche a Livorno, affidando loro nel 1631 l'esclusiva del servizio di facchinaggio al porto di Livorno che manterranno ininterrottamente per oltre due secoli fino al 1847, dando dimostrazione della affidabilità "svizzera" nello svolgimento del loro lavoro, tanto umile quanto fondamentale, direi vitale, per lo sviluppo della città.
Dalle valli sopra Locarno, in particolare dai comuni di Centovalli, Terre di Pedemonte e Ronco sopra Ascona, proveniva questo personale che conduceva una vita monacale, essendo costretto a dimorare nella dogana e non avendo possibilità di portare con se i propri familiari. Dal lavoro di queste persone, le comunità dei loro villaggi hanno nel tempo beneficiato di cospicue elargizioni per opere pubbliche, comparendo sotto la sigla B.D.L. Benefattori di Livorno, tutt'ora riscontrabili, nello spirito di una grande solidarietà.
Questi nostri concittadini si imbarcavano navigando il lago maggiore per proseguire a piedi fino a Genova e, da lì, nuovamente imbarcarsi per Livorno, per un viaggio della durata di otto giorni.
Posso qundi affermare senza tema di smentita che i primi "portuali" a Livorno sono stati i ticinesi che, quotidianamente, svolgevano la loro attività nel porto mediceo nucleo fondativo di Livorno compreso tra il fanale, la torre del Marzocco e la Fortezza Vecchia tanto che, la via San Giovanni, che unisce la camera di commercio alla Fortezza Vecchia , era riconosciuta come la via dei Pedemontesi.
Una successiva immigrazione, ottocentesca, proveniente dal Canton Grigioni e dai cantoni tedeschi e francesi confluì nella congregazione della nazione olandese-alemanna che rappresentava la confessione riformata. Portò banchieri, commercianti, assicuratori, con ciò contribuendo a un ulteriore sviluppo della città di Livorno, finanziando tra l'altro la ferrovia Leopolda, la prima in Toscana. La presenza degli svizzeri a Livorno è stata molto rilevante fino all'avvento del fascismo, tanto che ricoprirono incarichi di rilievo in qualità di consoli e Governatori della Camera di Commercio. Questa importanza è rappresentata dalla nascita a Livorno nel 1831 della Società Svizzera di Soccorso, tutt'oggi attiva, di cui saluto la presidente Margherita Wassmuth e del Circolo Svizzero, di cui saluto la presidente Marie Jeanne Borrelli.
Nella riscoperta delle proprie origini e dei popoli che l'hanno costituita e da cui discendiamo, Livorno è felice di sottoscrivere questo patto di amicizia tra i comuni di Centovalli e Terra di Pedemonte, il cui mito è nella memoria delle persone e delle molte famiglie di questi villaggi. Questa sottoscrizione vuole essere l'inizio di un fecondo scambio culturale e un percorso di riscoperta, già intrapreso nell'estate 2015 con la mostra di immagini fotografiche del Ticino esposte alla fortezza vecchia in cui, in occasione della festa nazionale svizzera del 1 agosto, abbiamo proiettato sulle mura della Fortezza le bandiere confederali citando la data del giuramento del Grütli.
Riconoscendovi portatori dei valori di affidabilità, serietà e, laica e democratica convivenza civile fondamento del reciproco rispetto e del senso civico, dopo 385 anni da quel 1631 in cui abbiamo avuto iniziale contatto, la mia ambizione nel ruolo di amministratrice come vicesindaco della città, è quella di infondere questi valori da cui Livorno sicuramente trarrà beneficio, innescando un processo di mutazione culturale perchè Livorno cominci, oggi, a preparare il proprio nuovo futuro.
La Vice Sindaco di Livorno Stella Sorgente ************************ signora Stella Sorgente, vice-sindaco di Livorno, signor Serafino Fasulo, assessore alla Cultura, Gentili Signore ed Egregi signori presenti, sono molto contento che l’idea del Patto d’amicizia possa finalmente concretizzarsi. Un’idea che parte da lontano, e che segue l’incontro del 26.11.2014 di una delegazione ticinese con autorità e studiosi di Livorno alla quale io non ho potuto partecipare. Personalmente questa é la mia prima volta a Livorno e ne sono assai lieto. Negli scorsi giorni alcuni concittadini mi hanno chiesto se avesse ancora senso, nel XXI secolo, compiere un atto formale a ricordo delle antiche emigrazioni dalle nostre Terre a Livorno. Ho serenamente risposto di sì, perché molte famiglie originarie delle Terre di Pedemonte e che ancora vi vivono, hanno avuto nella loro storia degli avi emigrati a Livorno o in altre località toscane. Saputo di questa nostra visita, anche mio padre ha cercato tra alcuni antichi documenti di famiglia, per lo più lettere manoscritte, qualche testimonianza diretta di nostri avi, a ulteriore dimostrazione che ogni famiglia radicata nelle Terre di Pedemonte ha avuto a che fare con la Città di Livorno. Mi permetto di leggervene due brevi passi, perché contengono alcune tipiche e significative caratteristiche delle storie degli emigranti: la nostalgia di casa, le questioni finanziarie, il timore di perdere la salute e l’incertezza del domani. La prima, datata Livorno, 22 febbraio 1852, indirizzata da un certo Secondo alla propria zia Giuditta di Cavigliano: Zia carissima Sono non ancora quattro settimane dacché io partii dalla me sempre amata Patria e da persone a me care, queste quattro settimane senza esagerare sembrano a me quattro lustri. Prima quando io fui a casa, e benché fosser già nove anni ch’io n’ero lungi, mi pareva tanto più corto quel tempo che il presente parmi. È forza ch’io ne convenga che il più bel paese, che dei paesi al mondo sia, è il proprio credetemi! E avrò sempre nella mente fisso il pensiero di ritornare al più presto che mi sarà permesso dalle mie circostanze. Il presente scritto vi sovvenga l’affezione che porto tanto a voi e mi faccia perdonare se nella mia ultima presenza avessi mancato involontariamente in cosa qualunque, nel mentre di cuore vi saluto. La seconda datata Livorno, 8 agosto 1854, indirizzata da Antonio Mazza al cugino Primo Selna di Cavigliano (che era il nonno della mia nonna): Carissimo cugino Sono a pregarvi di farmi un favore, se vorresti fare per mio conto l’ acquisto di un pezzo di terreno coltivato a giardino. In quanto al prezzo fate voi ciò che credete sarà ben fatto, mi darete debito delle spese. Perdonate la libertà che mi sono preso, non posso fare altro che offrirvi la mia debole servitù, se vi posso essere utile non avete che comandarmi. Poi cambia improvvisamente tema e scrive: Colera, dal principio della malattia a tutto ieri sono successi 66 casi: 45 morti, 17 in cura 4 guariti. Noi tutti di casa si sta allegramente. Vostro fratello e sorella godono perfetta salute. Gradite i miei distinti saluti unito a vostra famiglia e mia. E un post scriptum: Quelli di nostri 3 paesi che sono in Livorno sono tutti vivi, non si teme del colera, per ora non sono intenzionati morire. E non lo siamo neppure noi oggi, mi verrebbe da aggiungere! Spesso è nella Fede che i legami si sono manifestati: rappresentazioni della Madonna di Montenero, donazioni, opere religiose con l’acronimo B.D.L, compagnie sacre fondate dagli emigrati, eccetera. Non più tardi di due settimane or sono nella chiesa parrocchiale di Verscio si è proprio tenuta la locale ricorrenza annuale della Madonna di Montenero con la benedizione del sale e l’esposizione di un dipinto ottocentesco appena restaurato. Oggi i nostri tre villaggi di Tegna, Verscio e Cavigliano sono una sorta di zona residenziale periurbana, immersa nel verde, del comprensorio urbano della Città di Locarno, da cui distiamo 10 km. Molte nuove famiglie si sono insediate negli anni più recenti, e questo patto d’amicizia può e vuole essere un modo per far conoscere anche a loro un po’ più di storia dei nostri luoghi e della nostra gente. In questo Patto d’Amicizia trovo molto stimolante la diversità che contraddistingue gli attori che vanno a siglarlo: da un lato due piccoli Comuni del Canton Ticino, oggi tipicamente a vocazione residenziale primaria e turistica, con un passato agricolo, circondati da montagne e prossimi al Lago Maggiore, e che contano poche migliaia d’abitanti; dall’altro un’operosa Città portuale toscana di oltre 160'000 abitanti affacciata sul Mare. Da un lato le istituzioni politiche non professionali basate principalmente sul volontariato tipico dei piccoli enti comunali ticinesi, dall’altro l’amministrazione professionale di un importante centro urbano. È certamente molto interessante che queste realtà diverse, appartenenti anche a due nazioni diverse, vogliano parlarsi da vicino. Ed inevitabile che il patto d’amicizia sia incentrato su aspetti culturali e turistici, perché bisogna realisticamente riconoscere che solo in questi settori si può ambire ad avere degli scambi fecondi. La dimensione dei nostri due Comuni ticinesi e l’ordinamento istituzionale del Canton Ticino, che lascia ai Comuni un’autonomia residua abbastanza limitata, non permettono di andare oltre. La mia speranza è che questo patto non rimanga un bell’atto fine a se stesso, ma che porti a delle iniziative concrete, ad esempio da parte dei rispettivi uffici del turismo. Sta a noi stimolare gli addetti ai lavori in tal senso. In questi ultimissimi anni i rapporti tra il Canton Ticino e l’Italia non sono stati, dal profilo politico, dei migliori: alcuni contenziosi di natura fiscale e gli oltre 60'000 lavoratori frontalieri italiani che ogni giorno entrano a lavorare in Ticino (dove risiedono poco meno di 350'000 abitanti) hanno portato delle tensioni anche a causa della pressione al ribasso sui salari. Voglia in qualche modo questo Patto d’amicizia, nel suo piccolo, aiutare simbolicamente a rinsaldare i legami tra le popolazioni del Ticino e della vicina Italia, senza dimenticare che molti lavoratori ticinesi del passato sarebbero morti di fame se non fossero stati accolti in Toscana, ed in particolare a Livrono, città cosmopolita ed aperta a chiunque la volesse raggiungere con buone intenzioni e voglia di lavorare. Ringrazio vivamente il Comune di Livorno per l’ospitalità, nonché Mattia Dellagana Responsabile del Museo delle Centovalli e Pedemonte e la collega Maricarmen Losa responsabile del dicastero cultura del nostro Comune di Terre di Pedemonte per l’importante contributo all’organizzazione di questo evento. Nella speranza di potere accogliere una delegazione livornese nella nostre Terre nel prossimo futuro vi ringrazio per l’attenzione. Il Sindaco del Comune di Terre di Pedemonte Fabrizio Garbani Nerini ************************ Intervento del sindaco di Centovalli Giorgio Pellanda alla cerimonia del Patto di amicizia con la città di Livorno. Giorgio Pellanda, sindaco di Centovalli , quale deputato al Gran Consiglio ha portato il deferente saluto del Presidente del Parlamento Luca Pagani. Come sindaco di Centovalli si è detto orgoglioso e onorato di poter evidenziare l’importanza storica dei nostri antenati che nei secoli si sono fatti apprezzare a Livorno per la generosità e l’affidabilità nella gestione del porto: gente onesta, insomma che si è fatta strada con impegno. Pellanda ha pure sottolineato l’importanza di far conoscere alle odierne e future generazioni la nostra storia: queste conoscenze, questi richiami al passato devono passare nelle nostre scuole affinchè i bambini sappiano delle loro radici. E questo Patto di amicizia è davvero uno stimolo per tutti. Il sindaco ha evidenziato il tema della solidarietà fra le due realtà, certamente facilitata dallo spirito di accoglienza che la Toscana ha sempre privilegiato per facilitare l’integrazione; si tratta di un valore indispensabili che deve valere ancora oggi. Pellanda ha poi voluto far presente che la vita dell’emigrante non è stato solo spirito di avventura ma è stata anche sofferenza e dolore per chi doveva lasciare gli affetti, la mamma, le mogli e i figli. Prove talvolta durissime ma necessarie. A nome del Comune ha poi consegnato alle autorità di Livorno uno splendido zircone, un minerale estratto dalle rocce fra Palagnedra e Rasa da parte del ricercatore Fabio Girlanda. |